Una storia di tradimento e inganno superata dalla fedeltà e dall’amore, dove anche lo spettatore partecipa commosso nel condividere i dolori e le gioie dei due protagonisti.
La bellezza della musica di Monteverdi esalta e caratterizza ogni personaggio con lo stile del “recitar cantando”, modulato sui numerosi e diversissimi personaggi del libretto di Badoaro, nobile veneziano amico di Monteverdi, fedele al racconto omerico degli ultimi libri dell’Odissea. Musica quindi completamente a servizio della parola, che non seduce l’orecchio ma supporta il dramma in tutti gli stati emotivi.
Il testo racconta una vicenda che tutti conoscono: Ulisse approdato sulla sua isola Itaca viene trasformato da Minerva in un vecchio mendicante per poter controllare la fedeltà della sposa e sbarazzarsi dei Proci, pretendenti di Penelope, presunta vedova, per prendergli il regno. Lo svelamento dell’identità dell’astuto sovrano, che si aggira in incognito, avviene sullo sfondo delle trame dei vendicativi dèi greci che si arrogavano il potere di guidare i destini dell’eroe omerico (tra questi Nettuno, presente all’inizio dell’opera e irato con Ulisse perché gli aveva accecato il figlio Polifemo, alla fine interviene e risolve con il suo benestare “Viva felice pur, viva Ulisse sicur”).
Nell’odissea degli eventi contemporanei il capolavoro omerico, decorato dalla musica di Monteverdi, appare moderno più che mai, finalmente anche per lo spazio scenico del teatro palladiano, per il quale ha aderito un cast d’eccezione: l’Ulisse di tutti i maggiori teatri del mondo, il baritono Furio Zanasi; ma anche il mezzosoprano Marina De Liso nel ruolo di Penelope e numerosi altri noti interpreti della scena internazionale con Il Teatro Armonico – raffinati strumentisti rigorosamente con strumenti copia da originali barocchi – con la direzione di Margherita Dalla Vecchia.