Il capolavoro di Bernard-Marie Koltès, Nella solitudine dei campi di cotone. diventa l’occasione per una riflessione sul mondo dell’arte, in particolar modo del teatro, in seguito alle chiusure e restrizioni legate alla pandemia.
Lo spazio dell’azione diventa nell’immaginario del regista un teatro vuoto, il personaggio del “venditore” si trasforma in un’attrice dimenticata su un palcoscenico e il “cliente” un uomo misterioso che viene da fuori. Tra i due si innesca una trattativa intorno ad una “merce” non ben precisata, che potrebbe alludere proprio al teatro.