Io, Don Chisciotte segna il ritorno di Fabrizio Monteverde, trai i coreografi più apprezzati ed applauditi d’Italia, al Balletto di Roma in occasione dei 60 anni dalla sua fondazione, avvenuta nel 1960.
In questa versione del romanzo di Miguel Cervantes il protagonista incarna la doppiezza, la “con-fusione” degli opposti. Al centro della scena trovano posto i rottami di una macchina abbandonata, cavallo da corsa dei nostri giorni, simbolo di un mondo in continua trasformazione.
Sempre in bilico tra intenzioni logiche, razionali, ben espresse e azioni assurde, temerarie, Don Chisciotte, con il suo sguardo strabico sulla realtà, conquista la gloria attraverso avventure sconnesse e poco calcolate, imponendo la propria illusione sulla realtà con eroico sprezzo del ridicolo: elemento disturbante e artefice del caos, in fondo ci dimostra che ogni cosa, ogni persona è sempre altro da quello che dice di essere. L’errore è verità e la verità è errore in una società che, soprattutto per un Don Chisciotte poeta, folle, mendicante come quello immaginato da Monteverde, è alla rovescia.
Io, Don Chisciotte rappresenta la rivincita del senso “individuale” contro il dominio dell’astratta “universalità” delle leggi umane: una lotta contro i mulini a vento che diventa metafora della ricerca di un’identità.