Oylem Goylem

Moni Ovadia, l'ebreo errante che conosce le "strane cose" cullate dal vento perché, come lui, ha avuto la fortuna di visitare molti paesi e molte genti, e da tutti ha imparato qualcosa. Proprio questo sono la cultura e la lingua Yiddish, un eterno girovagare fra innumerevoli culture “altre”, innestando sul ceppo ebraico i valori, le tradizioni e le parole polacchi, russi, ucraini, rumeni, cechi e tedeschi. Con il suo particolarissimo cabaret “Oylem Goylem”, Moni Ovadia tiene incatenato il pubblico in poltrona per due ore. Il segreto è una capacità unica propria della cultura ebraica, ovvero l'autoironia, che è il motore trainante ed inesauribile dello spettacolo. Ecco allora le mille, irresistibili storielle, quasi tutte incentrate sul tema del rapporto “mitico e mistico” che i figli del popolo eletto intrattengono con il denaro. La colonna sonora, è anch'essa vorticosa come il vento, e nasce dall'incontro e dall'interscambio tra la cultura Yiddish ed i suoni e ritmi di un altro