Quando inizio a lavorare a un nuovo progetto penso a Paul Haggis quando dice “So di avere una storia quando c’è una domanda a cui non è facile dare risposta”. Le domande che mi muovono e intorno alle quali mi interrogo sono: “perché ho così tanta paura di mettere al mondo un figlio?”, “perché ho così tanta paura di dire che non voglio mettere al mondo un figlio?” e “perché oggi mi devo vergognare se sono una donna senza figli, abbassare lo sguardo se non sono genitrice?”
E così in un’età ormai avanzata, mentre le domande che mi pongo sono queste, mi ritrovo a constatare che mia madre ottantaduenne, così vicina alla sua dipartita e nel pieno di una demenza senile avanzata, ha un’incontinenza urinaria importante e mentre mi domando quando e come potrò riuscire a metterle il pannolone, comprendo che ho comunque un ruolo di genitrice da assolvere. Quella spinta tristemente umana che ci porta a essere genitori dei nostri genitori.