Lo spettacolo si sviluppa e si snoda attorno alla installazione scenica ideata e realizzata da Gino Sabatini Odoardi, che ha al suo attivo un nutrito curriculum di mostre importanti, personali e collettive. Gli spettatori si troveranno avvolti da “panneggi termoformati manualmente in polistirene bianchi che scendono dal soffitto appesi da altrettante corde nere". Commenta Sabatini Odoardi. "E’ un lavoro che attraverso la metafora e la sublimazione della “piega” cerca di definire la sua incessante volontà di stratificarsi, produrre composizioni visive, rapporti aritmetici, “accordi”, che contribuiscono ad una diversa armonia(...)".
Un happening “annodato” e “congelato” la cui narrazione è affidata alla danza di Francesca La Cava. Esistere significa occupare uno spazio attribuendogli un significato. Merleau-Ponty in Fenomenologia della percezione osserva che i viventi, con la loro presenza, danno allo spazio un senso che il mondo di per sé non ha. Il corpo costituisce l’apertura percettiva al mondo: l’uomo conosce la realtà circostante attraverso i sensi e, più specificatamente, attraverso la pelle e le sue funzioni di protezione, sensibilità, controllo e difesa. La scena prende forma attraverso 24 panneggi termoformati manualmente in polistirene bianchi che scendono dal soffitto tenuti da corde nere. Ecco lo spazio, ecco il corpo che lo abita.