Non appena sale il sipario su Moeder, il pubblico precipita in un mondo di incertezza, nel quale le identità stabili e le topografie che orientano i nostri movimenti e le nostre percezioni risultano sospesi. Dove siamo, esattamente? A un funerale, o alla sua rievocazione in studio di registrazione? O da tutt'altra parte, come nella cella di una stazione di polizia? Nello strano mondo di Moeder tutte queste possibilità coesistono. E, fra queste immagini, chi è la madre? C'è? O piuttosto, ancor più che meramente assente, ella è l'assenza stessa che gli interpreti tentano di evocare alla presenza per mezzo del movimento, del suono, della danza, del discorso articolato e inarticolato? Lungi dall'essere personaggio principale, la madre abita il margine dell'indecisione.