Il monologo propone un’elaborata denuncia del capitalismo globale, feroce e ironicamente divertente, da parte di una donna benestante, consapevole di ogni paradosso, mentre guarda indietro a una vita agiata resa possibile dalla povertà degli altri.
La protagonista è una viaggiatrice senza nome che si trova in un hotel di un paese povero e lontano dove è in corso una rivolta. Lei sta vivendo la propria guerra civile, ha una febbre che la fa rabbrividire.
A un certo punto ha una rivelazione improvvisa e accecante: le sue presunzioni e il suo privilegio di persona liberale, istruita e benestante si basano sulla miseria che altre persone vivono nel mondo. La malattia è il capitalismo stesso.