È un Dario Fo scanzonato, erede del circo e dell’avanspettacolo, ancora lontano dalla politica, quello che emerge da questa commedia scritta ormai quasi sessant’anni fa, in cui i personaggi sembrano scolpiti dai tempi comici, più che dalla trama, e dove la 'trovata' governa la struttura, come nella migliore tradizione della Commedia dell’Arte. Più che altrove, la comicità di Dario Fo assume una peculiare forma di crudeltà. Qui il comico non vuole 'insegnare' niente; sembra piuttosto dirci, a sessant’anni di distanza: questa è la vita, sta a voi spettatori decidere se riderci o no.