Questo non è un adattamento del Gattopardo, ma un’invenzione, un ragionamento scenico, una follia in forma di teatro: costruire uno spettacolo che guardando il nostro passato (nazionale, culturale e personale) e guardando il presente (continuamente risospinto nel passato) ci porti in un altrove; se non nel futuro, nella possibilità di immaginarlo. Rischiando di sbagliare per eccesso, desideriamo creare un linguaggio che metta insieme sacro e profano, lessico letterario e ordinaria volgarità, senza censure. Vogliamo insomma uno spettacolo che sia libero, proprio come Raffaella Carrà, che si liberò dal giogo della lacca con i suoi famosi colpi di testa.
Nina’s Drag Queens