Siamo nelle stanze del Vittoriale negli ultimi anni di vita di d'Annunzio. Gabriele di giorno è ancora vivo, ironico, sprezzante, gioca in modo perverso con le sue amanti – grazie alla complicità della sua governante Amelie Mazoyer – le intrattiene, le manipola, le aizza l'una contro l'altra, progetta nuove imprese, litiga al telefono con Mussolini, pretende di essere coccolato, osannato, idealizzato. Di notte, al contrario, d'Annunzio, seduto al suo scrittoio, intesse un lungo e poetico dialogo, con l'unica donna che lo ha amato e che lui ha amato ma che ora non c'è più: il mito Eleonora Duse.