Uno spettacolo senza parole, un rock show concepito per spazi urbani, in cui il viaggio esperienziale del protagonista diventa rilettura dell’identità artistica di Pietro Babina. «Il mio Candide è un’opera bastarda fatta da un bastardo, è il mio autoritratto terribile e delicatamente ridicolo. Mi considero un bastardo come Candide e non un post-mod1erno, io sono geneticamente il prodotto delle mescolanze dei generi differenti che si sono fecondati tra di loro tradendo così l’originaria purezza». L’opera, suddivisa in brevi capitoli che riprendono la struttura del romanzo voltairiano, mette in scena tre attori-performer guidati da un deus ex machina (lo stesso regista) e accompagnati da musiche pop create da Babina assieme al musicista Alberto Fiori.