Soirée Bilingue: il matrimonio di due culture

Recensione:
Soirée Bilingue: il matrimonio di due culture

In seguito al precedente successo con Le malade Imaginaire, la Compagnie française de théâtre de Rome di Hélène Sandoval ritorna in scena con Soirée Bilingue, un connubio perfetto tra la cultura italiana e francese, tra sketch, canzoni ed un invitante buffet.

L’atmosfera ricercata si mostra squisitamente invitante senza risultare pedante, ma informale al punto giusto. Ben trentacinque performances allietano la serata, ovvero pezzi recitati e cantati, che spaziano da Claudel, Trenet, Boccioni, Fugain, Hugo, Brecht a Piaf.

La rottura della quarta parete

Nessun sipario e un pianoforte già in scena a poca distanza dal pubblico, il quale in platea continua a socializzare e a discutere di arte: questo lo scenario. “Le théâtre. Vous ne savez pas ce que c’est? Il ya la scène et la salle”, così esordisce il magnifico Waldergan. Il rapporto tra gli attori e gli spettatori non è mai quello dettato dalle norme del “teatro all’italiana”, piuttosto di partecipazione attiva. Ciò si evince dai successivi pezzi, cantati da M. Nari, accompagnato dal pianista Scardini i quali omaggiano il mare, l’amore filiare, il tema dell’omosessualità attraverso la struggente interpretazione della canzone di Aznavour. La musica darà una nota dolce e di scansione tra uno sketch e un monologo. Il ritmo domina le scene, dall’esilarante interpretazione di Esercizi di Stile di Queneau, all’energico ensemble tutto al femminile italiano in tre pezzi di spessore, alle quattro interpreti soliste dei monologhi tra cui il molto apprezzato Le Poète s’en va dans les champs. Ciascuna performance offre un gusto prettamente poetico, frutto di cura e duro lavoro da cui scaturisce sia il riso che la riflessione. “Mais mon vrai métier c’est la nuit. Que je l’exerce en travesti Je suis artiste”, ascolta il pubblico emozionato. Commenti e pareri positivi istantanei avvolgono la calda platea affascinata.

Arte e convivialità

I due atti, intervallati da gustosi aperitivi e buffet, permettono la diretta comunicazione tra gli attori in scena ed il pubblico pagante, rompendo una volta ancora la“quarta parete”in modo più radicale. La convivialità è la cifra stilistica della serata, un’occasione per discutere e mescolare le culture. La location scelta è situata nel cuore dell'arte barocca nei pressi della Chiesa Nuova, affiancata dall'Oratorio dei Filippini, che il celebre Borromini realizzò nel 1667: un’ulteriore mescolanza di arte meno e più recente. E’ dunque una commistione vincente ed originale quella ideata e messa in atto tramite gli allievi francesi ed italiani di Hélène Sandoval e Mariagrazia Pompei.

 

Visto il 18/01/2018

Lavinia Coniglio

  EX-REDATTORE di ROMA

Di Palermo e vive a Roma, la città di cui è innamorata. Studia storia dell'arte presso l'Università La Sapienza di Roma. Lavora come attrice e...

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