Spetta al Mitridate, re di Ponto di Mozart siglare il XI° Festival Vicenza in Lirica 2021, guidato con grande passione da Andrea Castello; e lo fa ricalcando le stesse antiche tavole del Teatro Olimpico che lo videro in scena nel 1984 sotto la mitica regia di Jean-Pierre Ponnelle. Prima opera seria di un compositore neppure quindicenne nel suo primo viaggio italiano, e cucita su misura dei cantanti scritturati, Mitridate venne creata al Teatro Ducale di Milano il 26 dicembre 1770.

Un audace esordio, premiato da una lusinghiera accoglienza – una ventina le repliche - ma poco o nulla praticato nei due secoli seguenti sino al recente, ritrovato interesse per il teatro sei-settecentesco, Mozart giovanile compreso. Fra l'altro, questo nuovo allestimento serve da trampolino di nuovi talenti, quelli cioè individuati dal Concorso Lirico “Tullio Serafin” del giugno scorso.

Giovani talenti per una compagnia ben affiatata
Sul palco ecco infatti i suoi vincitori, più uno: poiché, non trovando un interprete per il ruolo eponimo, terribilmente impegnativo, è stato convocato il tenore indiano Shanul Sharma, figura canora di ragguardevole spessore, stilisticamente informata, dal fraseggio eloquente. Tutte le voci, comunque, le sentiamo tecnicamente sicure e ben preparate, espressive in scena, efficienti ed agili nelle colorature; un cast affiatato, ideale per questo repertorio, che sul palco supera con disinvoltura le difficoltà sparse a piene mani dal giovane Mozart.
Il soprano moscovita Nina Solodovnikova consegna un'Aspasia luminosa, ammirevole per affettuosità e morbidezza di grana; il Sìfare del soprano zagrebese Darija Auguštan brilla per precisione e profondità interpretativa; il contratenore Franko Klisović – pure lui croato, dalmatino di Sebenico - tratteggia un intenso, tormentato Farnace, cadendo però in qualche eccesso di foga; il soprano siciliano Martina Licari infonde tenerezza di carattere e canto elegante nella sua Ismene; efficace pure l'Arbate del soprano salentino Gloria Giurgola. Per il piccolo ruolo di Marzio è stato chiamato il bravo tenore siciliano Alfonso Zambuto.

Il ruolo dell'orchestra
Concerta con lucidità e competenza di stile, e con la giusta dose di leggerezza Luca Oberti, già clavicembalista ed organista d'eccellenza. Coglie bene il senso peculiare di questa partitura mozartiana, acerba e matura al tempo stesso, leggendone con fluida trasparenza le pagine strumentali e sostenendo con vigore, tempi perfetti, elegante souplesse e ricchezza di nuances sonore i momenti solistici. Né manca di sottolineare l'espressiva intensità dei molti recitativi accompagnati che la segnano.
Lo sostiene in questo l'Orchestra Barocca del Festival, compagine estemporanea ma nondimeno funzionale; per esigenze Covid allineata in ranghi cameristici – sei violini, una viola, sei fiati e basso continuo – che fanno ahimé rimpiangere i 28 violini a disposizione di Mozart. Senza contare che mancherebbero all'appello due flauti e due trombe...

Un'opera con alti e bassi
Come in Mitridate si alternino pagine ammirevoli ed altre di maniera, scritte magari per soddisfare le esigenze dei 'virtuosi', pare più che ovvio. Nondimeno se Mitridate presenta preziose anticipazioni del Mozart più maturo, resta un melodramma alquanto statico a causa d'una drammaturgia convenzionale, e di un libretto stereotipato.
Proprio per questo motivo, in un contesto inalterabile qual è il Teatro Olimpico, dove non è lecita alcuna modifica od aggiunta (neppure alzare un fondale per introdurci in un tempio, in riva al mare, in un campo di battaglia, fra la verzura di orti pensili) la regia deve impegnarsi al massimo, aiutando lo spettatore a comprendere la trama, l'ambientazione, l'agire dei personaggi. Cosa che Natale De Carolis non sa, o non intende fare, comportandosi da semplice direttore di scena, con qualche ideuzza sparsa qua e là.

Scenografia, praticamente inesistente; anche la grande testa prevista dai bozzetti è sparita, per il motivo già detto, sostituita da un ammasso di lenzuola. Per fortuna, l'evocativo video mapping degli allievi dell'Accademia di Belle Arti di Verona coordinati da Enzo Gentile, ed il variare delle belle luci di Andrea Grusu infondono un po' di varietà ad uno spettacolo altrimenti smorto. Gli inserti coreografici sono danzati da Giorgia De Luca. Ricchi di fantasia i costumi – un mix tra antico e moderno – realizzati dalla sartoria di Vicenza In Lirica, curata da Daniela Boscato e Elia Beccarin. Trucco di Rosanna Carollo, parrucco di Salone Osas.
Visto il 09/09/2021
al teatro Olimpico di Vicenza (VI)
