Nell’antro mistico di una megera, nel ventre antico di una madre non tale per vocazione ma per perdizione, sull’orlo del taciuto ha inizio la malacrescita, la triste e delirante venuta al mondo di due gemelli non voluti, non amati, “avvinazzati” e perseguitati dalla loro stessa genitrice e così condannati a raccontare in eterno la loro disavventura.
Superstiti e naufraghi, folli e deliranti, i due uomini- bambini sono gli unici testimoni di una storia arcaica eppur attualissima che tocca i più delicati punti dell’essere. I loro sguardi, i loro volti sofferenti, le loro anime sono l’unico punto di vista da cui possiamo ascoltare e rivivere la storia di Maria Sibilla Ascione, metà maga e metà donna condannata già nel nome a vivere una vita ambivalente, al limite tra santità e perdizione. Questa donna sola, che ricorda per alcuni tratti la furiosa Medea, non uccide i suoi figli ma decide di renderli storpi e idioti per ferire nell’orgoglio un uomo violento e traditore che non è mai stato suo.
Il palco accoglie una scenografia che è al contempo caverna e ventre, cerchio della vita e prigione, circolarità infinita in cui la ritualità dei gesti dà calma e struttura a un delirio a due che si snoda attraverso suoni infantili e lontani, una condivisione, una comunicazione vicina al linguaggio pre natale.
La malacrescita di Mimmo Borrelli è un viaggio a ritroso nella tradizione e nella storia attraverso la lingua dei marrani, versi, rime, ritmi incalzanti che segnano il passaggio da un livello espressivo semantico-lessicale a un livello visivo e metapsichico. Il cantilenare dà forma ai pensieri, riporta in vita i personaggi di una storia angosciante e folle, il non detto, le emozioni che nessuno vorrebbe provare né ricordare, assumono forma e colori attraverso un unico corpo che con talento e “cum-passione” riesce a creare risonanze emotive e sussulti tra il pubblico, immobile osservatore.
Questa piece è anche un atto di denuncia, un monito a chi avvelena la nostra terra che, colma di estrogeni e additivi fa sì che ci sia una “malacrescita” per ognuno di noi che su questo suolo tutt’oggi camminiamo, giochiamo, ci amiamo e soprattutto ci nutriamo.
“Malacrescita” è una storia poliedrica e commovente, un racconto triste che porta con sé più piani di lettura e emozioni diverse ma universali, c’è una trasversalità nella drammaturgia di Borrelli che fa sì che nessuno possa sentirsi escluso dal “dire”, c’è una complicità di fondo che ci fa sentire in qualche maniera responsabili e ipotetici salvatori.
Visto il 07/03/2013
al teatro Piccolo Bellini di Napoli (NA)
