L’assunto di partenza sembra chiaro: perché un’operazione riesca ad incidere davvero nel tessuto umano e culturale di una società, diventando modello radicato nell’immaginario collettivo di questa sincretica postmodernità, deve fruire necessariamente di un volano che acceleri il messaggio, che dia visibile sembiante all’oscuro, seppur giusto, contenuto, che strappi l’unicità del gesto dall’oblio, dagli astratti furori della clandestinità, dai precari futuri di una marginale attorialità. In tale controversa prospettiva, Rosario Lisma, autore, regista ed interprete di notevole acume e sensibilità, prova a stabilire un confronto accattivante tra due passioni diverse e viscerali, quella artistica e quella politica, così una cellula di terroristi che sperimenta e testa, all’inizio degli anni di piombo, le prime strategie d’eversione è assimilabile ad un gruppo di tenaci e giovani attori che lavora ad una messinscena affrontando quotidianamente lo spettro dell’insuccesso personale e professionale, in entrambi i casi, infatti, l’azione sembra essere destinata allo scacco e al fallimento almeno fin quando non si riesca ad ottenere una sorta di legittimazione ed investitura da quella stessa autorità, espressione ora dell’engagement politico, ora di quello culturale che, in via di principio, è la medusa stessa che stritola e avvilisce i nostri sogni. “L’operazione” è, dunque, un piccolo gioiello di drammaturgia contemporanea, uno spettacolo che si presenta come commedia di disperazione in 5 quadri, consapevole però di essere qualcosa in più di una commedia, quasi una sorta di apodissi scenica dell’inconciliabile contraddizione storica che regge i nostri tempi, l’illogica implicita incoerenza per cui il momento di massima esposizione mediatica risulta prioritario punto di riferimento di qualsiasi fenomeno, perfino quello brigatistico, per acquisire un’identità distinguibile dal resto, quasi a dire che Anti-Stato ed Anti-teatro (intesi come poli di una dialettica critica ed antagonista) vivono solo se riconosciuti all’interno del sistema a cui, con la purezza primigenia delle idee e degli ideali, si contrappongono per formazione e convinzioni. Dulcis in fundo, oltre al grande affiatamento dell’intera compagnia, composta da attori di grandissimo carattere e spessore, attori di cui, ne siamo certi, sentiremo spesso parlare, ci piace ricordare il simpaticissimo cameo di Franco Sangermano, attore e doppiatore di grande esperienza, che interpreta il ruolo del Critico Autorevole, a cui Rosario Lisma ha dato un nome che è più che un allusione, cioè Franco Rotondi...risolto il piccolo enigma onomastico?
Visto il 14/10/2009
al teatro Nuovo di Napoli (NA)
