LETRA (LA LETTERA)

"Letra", la lettera: l'anima semplice di un povero pastore albanese

Recensione:
Letra (La lettera) © Luca D'Agostino/Phocus Agency

Dopo il concerto sinfonico d'apertura che parlava di tre grandi fiumi, altra acqua scorre in apertura del Mittelfest 2021 a Cividale del Friuli. Stavolta è la limpida acqua di montagna del torrentello che passa sin troppo vicino alla misera stamberga dove vive il pastore albanese Mark. Uomo analfabeta, povero ed umile, emarginato dagli abitanti del suo paesello. Quel corso d'acqua gli fa paura: non solo la rende insalubre, ma quando s'ingrossa minaccia pure di travolgerla. 

Roerd Toçe


In Letra (La lettera), testo dello scrittore e sceneggiatore albanese Yllyet Aliçka, Mark si rivolge al giovane maestro del villaggio affinché stenda per lui, dato che sa né leggere né scrivere, un'istanza per ottenere l'assegnazione di una casetta popolare, dove poter vivere dignitosamente accanto alla sua gente. A tale scopo il maestro ne riassume ed espone la figura e la misera condizione, facendo così divenire quella lettera – Mark, pur nella sua ignoranza, ne è subito conscio – anche un riconoscimento nero su bianco, in qualche modo ufficiale, del suo effettivo esistere in quel piccolo, remoto mondo dove tutti bene o male lo ignorano. 

Per questo se la farà rileggere più volte dal maestro, che avverte umana pietà per lui; e partito lui, se farà ostinatamente rileggere da qualche scolaro che ferma per strada. L'istanza non avrà effetto, naturalmente – gli umili ahimé non hanno voce – e nella sua malsana casupola Mark finirà i suoi giorni, morendo in solitudine fra le sue pecore. 

Jacopo Conoci e Hersjana Matmuja

Un testo ripensato a più mani 

La drammaturgia di La lettera è stata ripensata a quattro mani da Giulia Maria Falzea e Salvatore Tramacere, animatore del Teatro Koreja di Lecce, che ha curato anche la regia dello spettacolo presentato al Teatro Ristori. In scena solo una sedia e poco più, e l'attore albanese Roerd Toçe, che dà voce ad entrambi i personaggi, Mark e il Maestro. Ha recitato in albanese al Teatro Metropol di Tirana - coproduttore dello spettacolo insieme al Teatro Koreja – e lo fa in buon italiano qui, qualche giorno dopo la prima salentina. Il testo è molto bello, senza dubbio; ma non è che la sua duplice interpretazione, a dire il vero, ci abbia fatto saltare sulla sedia. Sembrava letto, più che recitato. 

Un'appendice musicale senza senso 

La lettera è definito come “schizzo teatrale”, e in effetti ha una breve durata, una quarantina di minuti in tutto. Poco, per riempire una serata. Del tutto inutile però, anche se non del tutto fuori tema, l'appendice finale a questa bella piéce di Yllyet Aliçka, aggiunta forse per accrescere il minutaggio totale. Consiste in quattro canti tradizionali shqiptarë cantati da Hersjiana Matmuia, accompagnata da Jacopo Conoci al violoncello. Musicalmente, la cosa potrebbe avere un senso; drammaturgicamente, crediamo nessuno.

 

Visto il 27/08/2021
al teatro Adelaide Ristori di Cividale Del Friuli (UD)

Letra (la lettera)
Prosa
Informazioni principali
Regia
Salvatore Tramacere
Protagonista
Roerd Toçe, Hersjana Matmuja

Gilberto Mion

  Redattore

Studi ad indirizzo classico. Già collaboratore del quotidiano Il Gazzettino, della rivista Pagine Venete e di altre testate regionali, ha&n...

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