Ci vuol un po' di coraggio, oltre che la doverosa competenza, per dar vita ad un nuovo festival. Per di più se ospitato in ambiti decentrati, fuori dalle rotte turistiche. L'uno e l'altra li possiede però Andrea Castello, che dopo aver fondato nel 2013 il festival Vicenza in Lirica, manifestazione ormai solida e ben rodata, ha pensato di dar vita nella sua città natale, sulle rive dell'Adige, al Cavarzere Opera Festival.

Castello è anche direttore artistico dell'Associazione Concetto Armonico, che i due festival promuove; ed è custode dell'Archivio Tullio Serafin, il grande direttore d'orchestra che a due passi da qui - nella piccola frazione di Rottanova - vide la luce nel 1878.
Poco più d'una cantata, un po' meno di un melodramma
Detto, fatto. Seppur con modeste risorse – ma dall'anno prossimo arriveranno i rinforzi del FUS – si è messo in piedi a Cavarzere un piccolo festival che si è aperto con la rappresentazione de Le Grazie vendicate, partitura a tre voci che Antonio Caldara e Pietro Metastasio cucirono su misura per un'occasione particolare.

Entrambi erano ben insediati nell'entourage degli Asburgo: toccò a loro scrivere una breve composizione – una serenata in stile italiano, genere a mezza strada fra la cantata e l'opera – destinata a festeggiare alla corte viennese il compleanno di Elisabetta Cristina di Brunswick, consorte di Carlo VI° e madre della futura imperatrice Maria Teresa d'Austria. La data della sua esecuzione, dunque è certa: il 12 ottobre 1735.
Il soggetto vede le tre Grazie – Talìa, Eufrosine e Aglaja – lamentarsi delle intemperanze moleste di Cupido, spalleggiato dalla madre Venere; la sola vendetta possibile è quella di portare in Olimpo una bellezza che metta in ombra quella della dea; ed è, guarda caso, una splendida fanciulla di nome Elisa. L'intento encomiastico verso la sovrana Elisabetta, facilmente intravedibile, diviene apertamente palese nella Licenza conclusiva, dove alla fine il trio intona i beneauguranti versi “Se ti donò la cuna Augusta un sì gran giorno, rispetti la fortuna questo sereno dì”.

Riapparire dopo quasi tre secoli di oblio
Dovendo essere rappresentata a palazzo, Le Grazie vendicate – risuscitata dopo quasi tre secoli di oblio lo scorso settembre a Vicenza in Lirica - richiede pochi mezzi: tre voci femminili, ad ognuna delle quali è consegnato un lungo recitativo ed un'aria (due per Eufrosine), sostenute da un piccolo raggruppamento strumentale. Le voci sono quelle dei giovani soprani Claudia Urru (Eufrosine), Maddalena De Biasi (Talia) e Barbara Massaro (Aglaja): dire che sono state molto brave, sia nella linea di canto che nel portarsi in scena, sarebbe ancor poco.

L'Ensamble Barocco Arbor Musica è formato in questo frangente da Laura Scipioni al violino, Emanuele Mercante alla viola, Gioele Giusberti al cello, e da Carlo Steno Rossi al cembalo; a quest'ultimo spetta pure il compito della concertazione generale, risolto con grande cognizione stilistica e vigorosa perizia.
Sul piccolo palcoscenico del Teatro Tullio Serafin, Rosangela Giurgola crea una leggiadra e movimentata mise en space, pur senza una vera scenografia ed a dispetto di un soggetto poco teatrale, puntando tutto su di un rutilare di serti fioriti e veli rossi. Un trionfo di rosso anche nei costumi delle protagoniste, creati da Daniela Boscato. Trucco ed acconciature di Fiore capelli&benessere.
Visto il 26/09/2021
al teatro Tullio Serafin di Cavarzere (VE)
