All’apertura del sipario rosso del palco del Teatro Manzoni, di fronte ad una platea colma e fremente per l’occasione, una coppia di coniugi gioca a scacchi sorseggiando whisky nello sfondo di una splendida casa arredata minuziosamente. Va in scena “L’anatra all’arancia” e sono sufficienti solo alcuni istanti per strappare al pubblico i primi applausi. Una commedia capolavoro del teatro leggero in grado di raccogliere indiscutibili successi nei maggiori teatri europei in quasi quarant’anni di rappresentazioni. Tratta dal romanzo “The secretary bird” del 1965 dello scozzese William Douglas-Home, fu poi rivista in chiave comica dal drammaturgo francese Marc-Gilbert Sauvajon con il titolo di “Le canard à l’orange”. "L'anatra all'arancia", ripresa da Luciano Salce nell’omonimo film del 1975 con Ugo Tognazzi, Monica Vitti e Barbara Bouchet, fu inoltre trasmessa dalla televisione francese nel 1979 in una versione realizzata da André Flédérick. Una coppia quasi scoppiata, un novello principe azzurro, un’intrigante segretaria ed una colf, intrecceranno sentimenti e comicità in uno dei temi più tradizionali di sempre. In casa Ferrari, nel più classico nucleo familiare, sono sufficienti una vittoria a scacchi, qualche drink e alcune battute per svelare in realtà un tradimento. E se anziché reagire con rabbia all’adulterina Lisa suo marito Gilberto ostentasse invece un self-control ironico ed in apparenza rassegnato? Un’insolita crisi coniugale in cui le liti e i drammi lasciano invece spazio all’incontro ed alla conoscenza più conviviale. Infine un surreale passaggio di consegne organizzato da Gilberto che riunisce sotto il proprio tetto Leopoldo Augusto Serravalle-Scrivia, l’amante di Lisa, e Patty Pat, avvenente e disponibile segretaria di Gilberto, oltre alla sempre presente Teresa, domestica di casa Ferrari. E se tutto fosse un subdolo ed intelligente piano per riconquistare la propria moglie? Quello che segue è un convinto e praticamente ininterrotto applauso di un pubblico divertito dalla commedia più leggera e ironica di sempre riproposta nella versione diretta da Ennio Coltorti. Trentasei anni dopo la versione con Alberto Lionello e Valeria Valeri, dieci anni dopo lo spettacolo con Marco Columbro e Barbara De Rossi, tocca ad un cast eccezionale sfidare il successo dei predecessori. Corrado Tedeschi (Gilberto Ferrari) è irresistibile: ironico e tagliente al punto giusto, a tratti perfino sarcastico, in una parte cucitagli addosso perfettamente. La splendida Debora Caprioglio (Lisa Ferrari), sublime ammaliatrice, è una grintosa e seducente donna insoddisfatta pronta alla fuga amorosa. Gioietta Gentile (Teresa la cameriera) riesce ad esser comica in ogni uscita. Alla bellissima Gloria Bellicchi la parte più difficile: per interpretare la svampita Patty Pat non bastano un paio di belle gambe. L’ex Miss Italia ’98, invece, riesce benissimo nella sua parte, risultando credibile persino nei più piccoli dettagli. Infine, a lei la parte risolutiva, una specie di morale, in cui riesce a mettere in luce l’intelligenza del suo personaggio. Positiva anche l’interpretazione di Mino Manni (il nobile Serravalle-Scrivia) che riesce ad essere detestabile nel suo personaggio di conquistatore. Perfetto, poi, l’adattamento curato da Ennio Coltorti con la collaborazione di Nino Marino e Atonia Piccolo che riesce ad essere fresco e moderno. Il commento migliore non può che essere il lungo applauso finale di un pubblico contento e soddisfatto. Milano, Teatro Manzoni, 09.05.2009
al teatro Fonderie Limone di Moncalieri (TO)
