Le pagine del suo libro edito nel 2014, aneddoti improvvisati o quasi, interazioni con la platea, tutto intervallato da canzoni d'amore e inni di gioia, ballate di contestazione e sigle di cartoni animati rielaborate in ottimo stile ed eseguite più che egregiamente: è questa la formula della felicità e dello spettacolo di Flavio Insinna. Uno spettacolo, ”La macchina della felicità”, in continua alternanza fra la lettura delle pagine principali della storia di Vittorio e Laura che si innamorano e insieme riescono a sognare; le canzoni dal vivo arrangiate da Angelo Nigro e cantate da Martina Cori; gli aneddoti personali, le citazioni letterarie filosofiche e sociali a definire la felicità e a riconoscerla per saperla trovare.
Non c'è sequenza fra i fogli di spartito, né fra testo e improvvisazione
Gli ingredienti sembrano perfetti e per giunta amalgamati dalla simpatia di Flavio Insinna, eppure lo spettacolo non decolla, e addirittura a volte sembra non riuscire proprio a partire: l'attore romano non riesce a trasmettere quello che alcuni lettori del suo libro hanno apprezzato, come per la pagina della notte d'amore fra i protagonisti, interpretata in maniera furiosa, che fa rivivere un amplesso furente per rabbia e non per dolce desiderio incontenibile; le canzoni sono molto belle ma slegate da ogni filo conduttore; le improvvisazioni e i colloqui spontanei (?) con gli spettatori, pur sempre riferenti al sentimento, sembrano pause alla ricerca dell'ilarità scontata, per alleggerire discorsi che spesso tentano di diventare profondi, ma troppo impegnativi dopo la sbandierata leggerezza della rappresentazione, come discorsi troppo pensanti per una 'ricreazione'.Due ore e mezzo di Macchina della felicità sono troppe
In quasi centocinquanta minuti sono stati troppi i momenti a rischio noia, per troppa ripetitività o interlocuzioni forzate, alla ricerca della battuta cabarettistica e di un calore del pubblico che si è visto solo in un momento di forte diatriba sul tema dell'immigrazione clandestina. Flavio Insinna ha avuto coraggio a controbattere decisamente a chi intende resistere all'integrazione ma... meglio restare sul superficiale. E allora meglio ancora finire a leggere le definizioni più ilari della felicità o le più tenere, meglio finire a battere il tempo tutti assieme al ritmo di Jovanotti.
Visto il 01/03/2018
al teatro Pirandello di Agrigento (AG)
