IN PIEDI NEL CAOS

La violenza della guerra e dell’amore ti getta in piedi nel caos

Recensione:
In piedi nel caos © Luca Del Pia

La violenza della guerra che non finisce e l'orrore dell'amore che (s)finisce. In piedi nel caos mette in scena l’infuriare dei sentimenti, i più puri come i più vili, destinati a mescolarsi senza speranza. Lo spettacolo diretto da Elio De Capitani nasce da un testo di Véronique Olmi, autrice francese con origini slave, per ritrarre fedelmente le disperazioni di una communalka. Una violenza che sfavilla con le intermittenze di luci e suoni (dal punk russo alle botte sui muri) e nell’interpretazione molto fisica ed emotiva.

La guerra, dal fronte al focolare

Yuri (Angelo di Genio) ritorna a Mosca dal fronte ceceno, paralizzato sia in senso letterale che figurato. La moglie Katia (un’appassionata Carolina Cametti) non sa più cosa inventarsi per tirarlo fuori dal suo silenzio. Lui si trascina in preda alla vodka ed è straziato dall’esperienza bellica: “Nessuno parlerà di noi”, perché tutte le guerre si somigliano ma ognuna è terribile a modo suo. E anche se “vivere non ha alcun senso ma non è una buona ragione per crepare”, nessuno sembra trovare un valido motivo per superare disagi e meschinità.

Se Yuri finge di non ricordare nulla, l’anziana inquilina Babushka (un’intensa Cristina Crippa) incarna le ombre del passato e nel lento dipanarsi della verità le sue rivelazioni metteranno ancora più a rischio l’equilibrio della kommunalka. A completare la messinscena Gricha (Marco Bonadei) un giovane smargiasso, a sua volta chiamato al fronte e incaricato di essere la memoria del presente - per il voyerismo di Katia che spera di comprendere e poter salvare il suo Yuri.

Microcosmo vs macrocosmo tra "assenti-onnipresenti" e "presenti-invisibili"

La pièce, dal perfetto l’allestimento, mostra il fallimento del sistema comunitario: troppe persone diverse che faticano a coesistere -si avverte la presenza di un paio di inquilini invisibili solamente per gli improvvisi colpi inferti al muro- in un ambiente sporco e mal ridotto. Riuscita l’"assenza-onnipresenza" di alcuni personaggi (come del padre immobilizzato a letto che non vedremo mai), mentre altri risultano talvolta "presenti-invisibili".

La ricostruzione verista non risparmia nessuno di loro: ognuno viene messo a nudo e portato all’esasperazione. Così il microcosmo della kommunalka finisce per riflettere il macrocosmo del fronte ceceno. La disperazione della guerra vera si contrappone alle lotte personali: i tradimenti e i soprusi commessi a Mosca non sono così distanti dalla spietatezza del fronte.

Tutte le porte si aprono sulla cucina, luogo teatrale per eccellenza dove i destini si intersecano. La stanza è impregnata di segreti, sopraffazioni, incomprensioni, resistenze individuali e amore disperato. È il luogo dove verità e menzogna, agonie e illusioni consumano Katia. È lei il perno del dramma, che tra bisogno e disperazione, si ricollega a tutti: con il suo amore per Yuri, le sue confidenze con Babuska, l’accudire l’infermo e il suo rapporto borderline con Gricha.

La decadenza - simbolicamente rappresentata dagli scarafaggi – regna e dopo che ognuno ha mostrato la parte più abietta non sembra esserci davvero salvezza. Yuri che si convince ad amputare la gamba si illude che tutto tornerà come prima, ma alla fine della guerra, al fronte e in casa, non ci sono né vincitori né vinti, solo un amaro accomodamento senza più tourbillon.

La resa scenica è adeguata così come l’interpretazione molto fisica degli interpreti, i giochi di luci e suoni aiutano lo spettatore a sentire l’opera che risulta però impegnativa (anche per la durata) nonostante un’impeccabile sceneggiatura.

 

Visto il 19/01/2020
al teatro Teatro Elfo Puccini - sala Fassbinder di Milano (MI)

In piedi nel caos
Prosa
Informazioni principali
Regia
Elio De Capitani
Protagonista
Cristina Crippa, Marco Bonadei, Carolina Cametti, Angelo Di Genio

Lucia Antista

  Redattore

"Laureata in Lettere - Filologia moderna, ha iniziato a scrivere proprio di teatro per ottenere l’iscrizione all’Albo dei giornalisti. Da allora c...

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