Tante, forse troppe, volte si è parlato di Mattia Pascal. Lo sfortunato personaggio nato dalla brillante penna di Luigi Pirandello nel 1903, è stato più volte soggetto prediletto di autori e registi per proporre delle personali reinterpretazioni, alcune riuscite altre un po’ meno.
Una delle versioni azzeccate de Il Fu Mattia Pascal è quella che vanta l’adattamento e l’interpretazione di Daniele Pecci e la regia di Guglielmo Ferro.
L’importanza dell’essenzialità
Quando si ha tra le mani un’opera letteraria dalla ormai nota complessità filosofica, l’unica cosa da fare è puntare tutto sull’essenzialità. Guglielmo Ferro lo sa bene e decide, quindi, di presentare al suo pubblico una messinscena lineare e nitida. La medesima nitidezza la si può riscontrare nella recitazione degli attori che si spogliano, per fortuna, di inutili toni impostati.
Così come nel libro anche sulla scena la storia è costituita da due cornici: la prima, che corrisponde all'inizio e alla fine della storia, si svolge nella biblioteca; la seconda, invece, è una lunga retrospezione che consente di riavvolgere la struttura narrativa su se stessa per far riaffiorare gli avvenimenti del passato.
Il Mattia Pascal giovane, umoristico e un po’ impacciato di Daniele Pecci, si ritrova costretto nel ruolo di funambolo, in un precario equilibrio tra ricordi, incubi, amori e la consapevolezza di un’identità evanescente. Come in un’ardua acrobazia, infatti, gli avvenimenti del protagonista si susseguono senza sosta sempre in bilico tra morte e vita.
Abbiamo veramente la sfortunata coscienza della vita?
Come ricorda uno dei personaggi dell’opera: l'essere umano ha la sfortuna di avere coscienza della propria vita, cioè di "sentirsi vivere", con la conseguenza di subordinare la realtà esterna a questo sentimento interno della vita, la cui caratteristica è l'ingannevole mutevolezza.
Guardando questo adattamento semplice e fedele de Il Fu Mattia Pascal, importanti quesiti affiorano alla mente: in una realtà governata da freddi macchinari digitali che ci ricordano chi siamo e ci conferiscono dei codici e delle password, abbiamo ancora la sfortuna di essere coscienti della vita? Siamo forse tutti dei Mattia Pascal, dei morti viventi coscienti della morte e incoscienti della propria esistenza?
Visto il 06/11/2018
al teatro Quirino - Vittorio Gassman di Roma (RM)
