Chi l’ha detto che la cultura classica è noiosa e lontana da noi? Che invece abbia ancora molto da dire è convinto Enrico Zaccheo, che ne ha affidato il compito a uno dei padri della commedia: Aristofane. Ed è Enzo Curcurù a portarlo in scena in un One man show dai molteplici risvolti, attraverso alcuni tra i personaggi più emblematici della satira del grande commediografo greco. Ma non solo.
L’uomo di ieri e l’uomo di oggi
La società ateniese del V secolo a.C. era tanto differente dalla nostra? Parliamone a livello di bisogni primari, come sopravvivere a un quotidiano in cui politica e potere patteggiano i propri compromessi a dispetto della comunità. Il rimedio che offre Aristofane alla decennale Guerra del Peloponneso, che vede contrapposte Atene e Sparta, è quello della risata. Ma non di una risata a caso: semplicità e verità possono unirsi, e lo fanno nelle sue opere dalle tinte forti e dalla comicità pensata.
Quando l’Italia deve risollevarsi da una guerra che l’ha fatta a pezzi, qual è il fenomeno che le dà più spirito per farlo? Forse la commedia all’italiana, che con i suoi maestri tratteggia usi e costumi di un popolo in rinascita, che ha bisogno di sorridere soprattutto di se stesso per ricominciare a guardarsi allo specchio. È stato l’incredibile Ennio Flaiano a dire che “in Italia la linea più breve tra due punti è l’arabesco”, e oggi non è poi tanto diverso se siamo qui a parlare ancora di tutto questo.
Satira e democrazia
Ecco quindi sfilare i protagonisti de “Le nuvole, la pace, gli uccelli, le rane”: non c’è da sorprendersi, il commediografo amava mescolare allusioni fantastiche alla critica più irriverente. È con brio che Curcurù scivola da un personaggio all’altro, cangiante come la mise che indossa, portandoci dentro il mondo di Aristofane e vestendo i panni di tutti. Compresi quelli di Lisistrata, antesignana di una consapevolezza femminile che il gentil sesso farebbe bene a riscoprire. Ma anche quelli di Euripide, tanto disprezzato dal commediografo per la sua misoginia che in Tesmoforiazuse ne dà un ritratto grottesco e gliela fa pagare. E non mancano le incursioni moderne attraverso omaggi a Totò, Vittorio De Sica ed Elio Petri. Oltre alle musiche di Morricone e Rota, video e canzoni che dal film musical Chicago e da Ray Charles arrivano qui a parlarci del concetto attuale di democrazia e satira.
La libertà e il coraggio
Aristofane racconta una società in cui il marcio la fa da padrone, e non teme di inimicarsi potenti e sfruttatori, tiranni e politicanti. È il coraggio l’ingrediente principale della sua satira, strumento ideale per infondere la forza di un’identità nuova. D’altra parte, tra le tante voci che qui vengono portate in scena, da Chaplin e Wilde fino a una segreteria telefonica di Erodoto dispensatrice di buoni consigli, resta in testa la frase di Tucidide: “Sii certo che per essere felici bisogna essere liberi, e che per essere liberi bisogna mostrare il proprio coraggio”.
La commedia antica, insomma, dà ancora spunti di riflessione attraverso un cabaret in cui passato e presente si amalgamano in un’unica storia. Per affrontare al meglio il futuro, magari con una risata in più.
Visto il 11/04/2018
al teatro Elfo Puccini - Sala Bausch di Milano (MI)
