
La casa di Bernarda Alba è un microcosmo drammatico nel quale Federico García Lorca decise di calare la storia di un gruppo di donne con l'intento di indagare a fondo la psicologia femminile alla luce dei disagi imposti da una società provinciale chiusa e becera. Lei, la padrona di casa, è una matriarca condizionata da una mentalità antica e borghese che esercita la propria tirannide sulle figlie e sulla servitù. La recente morte del marito la spinge alla scelta di maritare la prima delle sue cinque figlie zitelle ma l'intrusione, seppur invisibile, di una figura maschile nell'immaginario delle ragazze, risveglierà desideri malcelati e farà saltare il già precario equilibrio nei rapporti di sangue fino alla tragedia. Non è la malvagità né la perversione il movente delle loro azioni, non sono cattive. Come dirà la Ponzia: “Sono donne senza uomini, niente di più”.
La rappresentazione all'aperto fa necessariamente perdere la sensazione di asfissia e claustrofobia che, nelle intenzioni originali dell'autore, avrebbero dovuto suggerire le pareti del palcoscenico, ma allo stesso tempo ne guadagna, rendendo più marcato il contrasto tra l'esterno, brulicante di vita, e la scatola chiusa che imprigiona le donne della famiglia come l'anticamera di una tomba. Le mura, realizzate con tessuti e veli, preannunciano la fittizia impenetrabilità della dimora e mantengono una tonalità di bianco che si scontra violentemente col nero degli abiti. Nell'universo lorchiano, infatti, anche i colori raccontano una storia e questi giocano all'allegoria: il bianco della purezza e dell'integrità morale maschera agli occhi esterni una realtà fatta di anime oscure, rese cupe dall'ipocrisia delle convenzioni sociali e da una violenza psicologica protratta per anni che le ha costrette a reprimere ogni istinto carnale e a convivere con un desiderio frustrato. Lo stesso abito da festa di Adele verde, colore a cui è associata l'idea di morte, offre un velato presagio del tragico epilogo.
Questo classico del teatro contemporaneo passa attraverso un'interpretazione che ci mette del suo senza per questo tradirne il sentimento di fondo. Si trova il tempo per sorridere, a volte anche per ridere di gusto, di fronte ai battibecchi e ai momenti di inaspettato brio che suggeriscono la presenza di un barlume di speranza nei cuori delle ragazze. Quella che non cambia, però, è la figura imperturbabile di Bernarda, interpretata da una Ilaria Scarano che eguaglia la bravura di Irene Gutiérrez Caba (una delle interpreti di maggior spessore di questo personaggio) nell'omonima pellicola spagnola del 1987.
Lo spettacolo acquista un valore aggiunto grazie al lavoro che la compagnia ha svolto direttamente sul posto. Il connubio con la gente del luogo, che ha accolto vivacemente tutta la macchina teatrale fino a partecipare in prima persona, ha fatto sì che la quotidianità del paese, con la sua intimità e il dolore ancora vivo per la catastrofe dell'Ottanta, confluisse tra le pieghe della performance contribuendo a trasporre l'opera in un contesto campano.