
Franco Maresco torna a occuparsi di Franco Scaldati, poeta e drammaturgo palermitano scomparso due anni fa, adattando e dirigendo il suo testo Tre di coppie. Lo spettacolo andrà in scena all’Arena del Sole dal 24 al 26 gennaio.
Dopo il debutto di Assassina, diretto e interpretato da Enzo Vetrano e Stefano Randisi al Teatro delle Passioni di Modena (lo spettacolo andrà in scena all’Arena del Sole dal 28 gennaio al 5 febbraio, ndr.), Emilia Romagna Teatro rende nuovamente omaggio a Scaldati ospitando uno spettacolo diretto da Maresco, già autore di Gli uomini di questa città io non li conosco, documentario dedicato alla vita e all’opera del drammaturgo, attore e regista siciliano.
Tre di coppie non è una semplice antologia della produzione di Franco Scaldati, ma è una messa in scena di una serie di “variazioni” sul tema del doppio presente nella sua opera: dalle candide figurine trasognate di Totò e Vicè all’inedita coppia del Corto e il Muto, un duetto tanto irresistibile quanto scurrile, insieme ai tragicomici Santo e Saporito de La notte di Agostino il topo. Personaggi poetici, che vivono ai margini della società, un po’ barboni e un po’ filosofi, ultimo baluardo di umanità in un mondo che scivola inesorabilmente nell’oblio, così come la commedia scivola nel dramma, e viceversa. Per il regista Maresco, noto per la sua attività televisiva e cinematografica in sodalizio con Daniele Ciprì, Tre di coppie è l’occasione di esplorare più a fondo il «lato comico» di Scaldati, che fu determinante per la sua formazione artistica, e che si ritrova, infatti, all’interno della sua produzione filmica.
«Più andavo avanti – scrive Maresco - e più mi rendevo conto che quello che si conosce di Scaldati è la classica punta dell’iceberg, sotto la quale c’è ancora un mondo da scoprire», ragion per cui, il regista sceglie di aprirsi all’ascolto degli umori del teatro popolare, nella vivacità quasi da avanspettacolo che anima le strade di Borgo Vecchio e dell’Olivuzza, quartieri della Palermo che Scaldati conosceva bene. Maresco afferma che sia necessario avere il coraggio di sperimentare – aspetto questo imprescindibile con Scaldati, non farsi intimidire dall’apparente difficoltà della sua lingua e soprattutto non convincersi che il suo teatro sia accessibile soltanto a pochi eletti.