
Cosa mancava a Lindsay Kemp? Nulla. Mimo (allievo di Marcel Marceau), attore, regista, coreografo, pittore, collaboratore di star internazionali del calibro di Kate Bush, Peter Gabrel e David Bowie. Un genio ‘alato’ per la leggerezza che è riuscito a portare sul palco, trasformando la materialità del mondo tersicoreo in pura arte visionaria.
Si era innamorato di Livorno, città in cui si era trasferito e nella quale ha trovato la sua dimensione lontano dalle stelle hollywoodiane. A Livorno teneva masterclass al Teatro Goldoni, nella città toscana dipingeva, disegnava quell’universo da lui creato, precursore di un genere nuovo ispirato ai sogni e dove proprio oggi si spegne una cometa.
I primi passi
Cresciuto in Inghilterra, manifesta subito l’interesse per l’arte e nonostante l’opposizione familiare decide di trasferirsi a Londra. Inizia a seguire assiduamente Maestri che segneranno la sua carriera. Primo fra tutti proprio il mimo Marcel Marceau, al quale Kemp deve lo sviluppo del linguaggio attraverso l’uso delle mani. Dopo aver sperimentato varie collaborazioni, decide di fondare una sua compagnia: The Lindsay Kemp Dance Mime Company.
Sicuro di poter ‘dire altro’ al mondo del teatro, sperimenta nuove forme di comunicazione attraverso un criterio personale e assolutamente rivoluzionario rispetto al suo tempo. I successi si susseguono (soprattutto con Flowers) tanto da passare dal piccolo teatro londinese a Broadway, per proseguire poi in tutto il resto del mondo.
Le collaborazioni e le opere significative
Creando un nuovo stile visionario, al limite con l’acrobatico, Kemp ha impressionato artisti di ogni disciplina lasciando un marchio indelebile tra gli anni 70 e 80. Ispiratore dei concerti del suo allievo David Bowie (The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars), delle scene di Sogno di una note di mezza estate, un omaggio al cinema muto (The Big Parade) fino ad arrivare a Duende, liberamente ispirato a un’opera di Garcia Lorca. Ma con il Maestro hanno avuto il privilegio di collaborare anche Kate Bush, Peter Gabriel, Nureyev e Fellini.