
Estate rovente per il mondo dello spettacolo, che ha rischiato di vedere bloccati i finanziamenti correnti del Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) per effetto della sentenza del Tar del Lazio che ha annullato il regolamento con cui è stabilito il suo riparto, sentenza sospesa però dopo pochi giorni dal Consiglio di Stato su ricorso del Ministero per i Beni Culturali.
Il FUS, in sintesi, regolamenta l’attribuzione di denaro pubblico agli operatori culturali (teatro, cinema, musica, lirica, etc); per effetto del Decreto Cultura del 2013, il Fondo per lo spettacolo dal vivo deve essere quindi stabilito con un regolamento ministeriale, giustamente adottato dal Mibact il 1º luglio 2014, il cosiddetto “Regolamento Franceschini”: con questo atto, il Ministro della Cultura ha apportato significative modifiche ai criteri per l’erogazione dei contributi che oggi avvengono sulla base di progetti artistici triennali, con una più ordinata e precisa divisione per categorie. Il meccanismo di assegnazione è prevalentemente automatico, basato su criteri quantitativi, con una quota del 30% riservata alla valutazione discrezionale delle commissioni tecniche. A tali novità si aggiungono inoltre una forte spinta alla multidisciplinarietà, al sostegno degli under 35, alle residenze artistiche ed all’aspetto della promozione e del marketing, elementi innovativi e salutati positivamente da buona parte degli addetti ai lavori.
La norma, da quando è stata varata, non ha mai smesso di suscitare polemiche, spaccando il mondo dello spettacolo – artisti e organismi rappresentativi - in favorevoli e contrari.
Che l’amministrazione del FUS facesse acqua da parecchie parti non era una novità, e un cambiamento di rotta, rispetto ad una gestione basata su logiche clientelari e rendite di posizione, era invocata da tempo dagli addetti ai lavori. Ma una volta approvato il regolamento, come era prevedibile, una parte del mondo dello spettacolo ha espresso forti critiche, soprattutto rispetto ai criteri matematici, una sorta di “quantificazione” dell’arte, che ha favorito alcuni e messo in ginocchio altri, soprattutto nell'ambito delle realtà più piccole.
Contro il regolamento ministeriale, pertanto, hanno presentato ricorso al TAR del Lazio oltre cento operatori teatrali (tra questi, il Teatro Elfo-Puccini di Milano e il Teatro Due di Parma), ottenendone l'annullamento con la sentenza del 23.06.2016. Le motivazioni del TAR sono duplici: secondo il Giudice Amministrativo infatti, le modifiche apportate al FUS sono sostanziali, e dunque lo strumento del regolamento non è legittimo; inoltre, appare "irragionevole" «il ricorso a indici quantitativi largamente prevalenti».
Per il momento, grazie al Consiglio di Stato, chiamato in causa dal Mibact, l’annullamento del FUS è stato sospeso, circostanza che salva i finanziamenti dell’anno in corso, ma l’infuocata vicenda è ben lungi dall’essersi risolta, anzi, ha gettato benzina sul fuoco rispetto alla necessità di migliorare alcuni punti del discusso regolamento.
Tale necessità era stata già sottolineata anche dalla stessa commissione giudicatrice delle proposte progettuali, che lo scorso anno inviò al Ministero una relazione dal titolo “Il decreto del 1° luglio 2014: il lavoro della Commissione Teatro, con alcune raccomandazioni e proposte di modifica del provvedimento” (I DECRETI - LEGGI E REGOLAMENTI) in cui, fatti salvi molti elementi positivi, erano contenute una serie di proposte per trovare un migliore equilibrio tra la quantità e la qualità, rilevando, pertanto, uno sbilanciamento a favore dei criteri quantitativi con la logica conseguenza di favorire imprese più grandi e commerciali, a scapito di soggetti minori che «svolgono nella formazione del nuovo pubblico» un ruolo comunque significativo. Insomma, le regole fissate dal Mibact andrebbero migliorate, non stravolte, e i suggerimenti di gran parte degli osservatori vanno in questa direzione, pur essendo stati finora sottovalutati, se non del tutto ignorati.
L’attenzione è ora rivolta al Consiglio di Stato, che il prossimo 21 luglio dovrà ulteriormente pronunciarsi sulla vicenda dell’annullamento. Nell’attesa, il mondo dello spettacolo continua a dividersi, e una parte di esso, sostenuto dal presidente dell’Agis Carlo Fontana, dal 5 luglio scorso si è mobilitato per raccogliere firme a sostegno del regolamento, valutandolo innovativo e all’avanguardia, e giudicando dannoso un suo eventuale ritiro. Tra gli artisti spiccano i nomi di Franca Valeri, Nicoletta Braschi, Ugo Gregoretti, Alessandro Haber, Michele Placido, Alessandro Preziosi, per citarne solo alcuni, cui si aggiungono molti attori under 35, svariati organismi del mondo della musica e del balletto e artisti della prosa.
Ma forse, in attesa del fatidico 21 luglio, sarebbe più proficuo fare sistema tra tutti i comparti dello spettacolo dal vivo, ragionare sulle necessarie modifiche al regolamento e spingere per l’approvazione dell’annunciato Codice dello Spettacolo. Solo in questo modo, la crisi aperta dalla sentenza del TAR potrà trasformarsi in una più grande opportunità: accelerare una disciplina organica, equa e promozionale delle varie arti, le cui dignità nei fatti risultano sempre mortificate, a dispetto delle pronunciate ma non rispettate intenzioni di riconoscere ad esse, a parole, un ruolo di vitale importanza per la crescita del nostro Paese.