
Dopo "Mettiteve a fa l'ammore cu Omme!" di Eduardo Scarpetta il Teatro Annibal Caro di Civitanova Marche (MC) offre un altro omaggio alla grande tradizione napoletana. Giovedì 11 marzo sarà infatti in scena "Quali fantasmi" di Eduardo De Filippo per la regia di Alfonso Santagata, nell'ambito del "Convito", la stagione dei Teatri di Civitanova curata da Gilberto Santini e promossa dal Comune, dall'Azienda Municipalizzata Cultura e Spettacolo e dall'Amat.
Fra i protagonisti riconosciuti del rinnovamento della scena italiana, Alfonso Santagata ha saputo coniugare nel suo percorso più che ventennale la sperimentazione di nuovi linguaggi e una riscrittura personalissima dei classici e della letteratura drammatica che l'ha portato a confrontarsi con Shakespeare e i tragici greci, Büchner e Cervantes, Beckett e Pinter. Dalla delicata ironia e dall'umorismo amaro al gioco comico del teatro nel teatro: il mondo delle classiche finzioni della tradizione napoletana viene elaborato in Quali fantasmi, attraverso tre atti unici che, come un unico respiro, disegnano un percorso a ostacoli retto dagli equivoci e dai travestimenti.
Gennareniello è uno schizzo d'ambiente dove personaggi dai temperamenti pratici e fantasiosi, irriverenti e inquieti, artistici e stravaganti mettono in scena le rispettive debolezze e gli inevitabili bisticci. Un pensionato che non sa rinunciare alle illusioni della civetteria femminile è combattuto fra la raggiunta maturità e una mai sopita gioventù che si nutre di fraseggi poetici e fantasiose invenzioni. La moglie, donna quanto mai solida e concreta, si scopre preda di una violenta gelosia, che mette a rischio la sua unione e fa vacillare l'intera impalcatura della famiglia e del suo vicinato, coinvolgendo il coro delle figure di contorno, che non mancano di fornire irresistibili contrappunti all'intera vicenda. Amicizia è il rovesciamento crudele e mordace del nobile sentimento che dà il titolo all'atto unico. Al centro della vicenda è l'agonia di un malato le cui condizioni estreme non valgono a farne dimenticare il carattere difficile e impulsivo.
Il cilindro è il copricapo "eterno e miracoloso" che il protagonista, un ex custode di teatro, indossa per realizzare le sue magie quotidiane: intimidire i creditori, raggirare i malcapitati, impressionare gli sprovveduti. Un sapiente meccanismo di "teatro nel teatro" che mette in scena un finto cadavere e una prostituta per truffa, un apprendista stregone e una moglie manesca, un vecchio refrattario all'illusione e un intero quartiere che si accalca a godersi lo spettacolo. Il mondo di Eduardo De Filippo si esprime a pieno in questi testi in cui si ritrovano tutti gli elementi del suo teatro: meccanismi comici e invenzioni grottesche, ambiguità e mistero, ironia e paradosso. Le scene e i costumi dello spettacolo prodotto dalla Compagnia Katzenmacher sono di Daniele Spisa, le luci di Maurizio Viani.