
È morto Carlo Giuffrè, uno degli ultimi grandi interpreti provenienti dal teatro napoletano. Classe 1928, originario di Napoli, avrebbe compiuto 90 anni fra un mese. Gli veniva spesso chiesto di che colore fosse il teatro e amava replicare “quello evocato dal sodalizio palcoscenico-pubblico, dalla potente sinergia tra attore e spettatore, capace di creare uno spazio dove si vivono sempre emozioni fortissime”.
Ma aveva anche le idee piuttosto chiare sulla tradizione drammaturgica italiana: “Il teatro in Italia non esiste: da tre secoli, noi recitiamo il teatro di altri (Goldoni, Pirandello e De Filippo). Non abbiamo identità drammaturgica”.
Una vita sul palco con il fratello Aldo e le commedie di Eduardo
Muove i suoi primi passi in teatro a dodici anni, si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica e nel 1949 debutta con Eduardo De Filippo. Godrà di un ampio successo curando la regia di allestimenti quali Le voci di dentro, Napoli Milionaria!, Non ti pagoe il magistrale Natale in casa Cupiello. Sull’onda del successo, Giuffrè lavora alle celeberrime opere di Scarpetta e De Filippo come ad esempio Miseria e nobiltà, Il sindaco del rione Sanità,Questi fantasmi!. Inoltre dal 1963 è stato membro della Compagnia dei Giovani nella quale ha interpretato i personaggi delle opere di Pirandello, Čechov e altri padri del teatro internazionale.
Nel 2010 era scomparsa la sua metà sul palcoscenico: il fratello Aldo, con il quale aveva lavorato sin dagli esordi (I casi sono due, La Fortuna con la F maiuscola, Francesca da Rimini).
Nel 2007 gli era stato conferito il premio ETI- Gli Olimpici del Teatro e in tale circostanza il Presidente della Repubblica gli aveva inoltre riconosciuto il titolo di Grande Ufficiale.
“Il teatro è come una terapia”
Carlo Giuffrè ha lasciato un segno indelebile nella storia del teatro. “Il teatro è vita: come una terapia, ti fa sentire bene. Pensate che a casa barcollo, m’ingobbisco, mi annoio, ma in teatro ritrovo il passo. E’ un’altra storia. In scena si guarisce. E poi sapete che vi dico? Gli attori vivono più a lungo, perché aggiungono alle loro le vite degli altri”, era solito sostenere il grande attore e regista. Non si può che concordare con tale affermazione e accogliere con ammirazione ed umiltà la sua eterna lezione di arte e di vita.
La sua ultima “fatica” sul palcoscenico risale al 2015, con l'adattamento teatrale del film di Steven Spielberg Schindler's List.
Vogliamo ricordare Carlo Giuffré con alcune delle sue stesse parole: sono quelle che ha lasciato a noi di Teatro.it, attraverso due interviste di cui ripubblichiamo un estratto.
Qui le sue frasi estratte dalle interviste.