Che la Corea del Sud sia una fervida fucina di grandi talenti musicali, è ben risaputo. Basta vedere la frequente presenza dei suoi pianisti alle fasi finali del Concorso Pianistico Internazionale “Ferruccio Busoni” di Bolzano, quasi sempre giovanissimi, per di più, e non poche volte classificatisi tra i sei premiati. Agguantando finalmente il primo posto nel 2015 con la diciannovenne Chloe Jiyeong Mung.

Quest'anno, poi, alla sua 63ma edizione la Corea ha fatto una sorta di grande slam: su 31 semifinalisti arrivati a Bolzano, e che hanno affrontato dal 24 agosto al 1 settembre le dure selezioni di fronte alla giuria presieduta dal celebre pianista Louis Lortie - che vinse il Busoni nel 1984 - ben 8 provenivano da quel paese asiatico. Tanti quanti gli italiani, che però giocavano in casa.
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Preselezioni sparse nel mondo, con l'aiuto della Steinway
Durante lo scorso anno le preselezioni della competizione si sono svolte grazie alla collaborazione della Steinway & Sons, che le ha ospitate in 23 suoi saloni d'esposizione dislocati in quattro continenti, dove 93 candidati di 28 nazioni diverse hanno potuto esibirsi su strumenti d'eccellenza.
I video così registrati sono stati quindi sottoposti alla commissione di preselezione presieduta da Elmar Weingarten, che ha individuato i pianisti ammessi alle fasi risolutive del concorso. Di qui è iniziato il lavoro della seconda giuria insediata a Bolzano: in una decina di giorni, attraverso le prefinali e finali solistiche, sono emersi i sei concorrenti ammessi alle prove di musica da camera con il Quartetto Schumann. Ed infine i tre partecipanti alla finalissima del 3 settembre al Teatro Comunale, dove erano accompagnati dall'Orchestra Haydn diretta da Arvo Volmer.

Tre classi a confronto: 1994, 1999, 2001
Sale sul palco per primo Jae Hong Park, classe 1999, pronto ad eseguire il Terzo Concerto per piano e orchestra di Sergej Rachmaninov. Si capisce già dalle prime battute l'aver di fronte un esecutore preparatissimo, che padroneggia la complessa parte pianistica con disinvolta nonchalance in un susseguirsi di fuochi d'artificio, e con una passione che divampa inarrestabile. Perfetta l'intesa con l'orchestra, calibrata la componete virtuosistica, nitida la visione complessiva della composizione. Che non sarà un caposaldo della letteratura musicale in generale, ma del repertorio pianistico certamente sì. Facile predire un primo posto, è così sarà: il Premio Busoni diviene suo.
L'austriaco Lukas Sternath, il più giovane dei tre finalisti – è nato a Vienna nel 2001 – siede per secondo al piano e presenta il Quinto Concerto “Imperatore” di Beethoven. Questo sì una vetta dell'empireo musicale d'ogni tempo, opera luminosa, grandiosa, dall'equilibrio magistrale. L'esecuzione è tecnicamente ineccepibile, sostenuta da un tocco cristallino ed una inconfondibile grazia biedermeier. Però latita il necessario approfondimento, si avverte poca passione interiore; diciamo che servirebbe una maggiore maturità interpretativa. Gli viene assegnato il terzo posto, ed è giusto così.

Anche il secondo posta vola in Corea
Si aggiudica il secondo gradino sul podio invece Do-Hyun Kim, nato in Corea del Sud nel 1994, e dunque il più anziano della terna. Ha scelto l'inquieto e provocante (per l'epoca) Concerto per piano e orchestra n. 2 op. 16 di Prokof'ev, il quale richiede all'esecutore eccezionali attitudini tecniche, spingendolo al limite delle risorse fisiche; senza contare il massimo impegno che pretende dalla componente strumentale.
Entrambi, pianista ed orchestra, se la cavano egregiamente; in particolare, Do-Huyn Kim supera ogni difficoltà esecutiva con olimpica sicurezza, senza problema veruno, mostrandosi a proprio agio sia nella composita struttura 'futuristica' del lavoro, sia nel renderne le mirabolanti alchimie sonore. Forse la scelta tra primo e secondo posto, in questa edizione 2021 del Concorso Busoni, è stata questione, come nello sport, di centesimi di secondo.

Gli altri premiati
La classifica finale del concorso bolzanino ha visto la nostra Serena Valluzzi al quarto posto, il russo Vladimir Petrov al quinto, l’ucraino Illia Ovcharenko e l’italiano Francesco Granata al sesto posto ex equo. Jae Hong Park si è aggiudicato altri due premi: quello per la la migliore esecuzione di musica da camera, e quello per la migliore esecuzione di un brano di Busoni. Il premio per la migliore esecuzione di musica contemporanea è andato invece a Do-Hyun Kim.
La serata è stata trasmessa in diretta da RAI 5, ed è disponibile in streaming sul sito del Concorso Busoni.