
Il teatro mostra ciò che fino a un momento prima era nascosto agli occhi e rende possibile ciò che si pensava non potesse esserlo. È il prodigio dell'arte. È la scommessa del Neon Teatro di Catania che da trent'anni mette in scena spettacoli e organizza laboratori per e con persone diversamente abili, "costringendoci" a vedere la diversità da un altro punto di vista. Un teatro che spinge dentro, punta all'essenza dell'individuo, ne mostra le potenzialità senza oscurarne la fatica, con risultati entusiasmanti.
Reduce da tre serate sold out per lo spettacolo Invasioni andato in scena lo scorso novembre al Viagrande Studios di Catania, e chiamato ad inaugurare la riapertura, dopo sessant'anni, del Teatro Comunale di Siracusa con lo spettacolo Ciatu, accolto lo scorso 19 gennaio con una standing ovation, Teatro.it ha intervistato il direttore artistico Piero Ristagno, fondatore, insieme alla regista Monica Felloni, della compagnia teatrale.
Una scommessa decisamente aruda quella di coniugare teatro e disabilità, peraltro in un territorio bello ma difficile come la Sicilia. Qual è il pensiero che sottende questa impresa?
Alla base c'è stata una nostra difficoltà: non riuscirci a collocare in nessuna forma di teatro tradizionale, nemmeno in quello di ricerca all'epoca molto diffuso. Monica ed io ci siamo trovati per caso in Sicilia trent'anni fa, e lei ha subito sentito questa terra come casa sua. Siamo entrati nel mondo della diversità quando abbiamo conosciuto, sempre per caso, un gruppo di sordomuti che parlavano il linguaggio dei segni. Spinti dalla curiosità verso questo nuovo linguaggio, decidemmo di costruirci sopra uno spettacolo ispirato al testo di Pessoa "Il Marinaio". Da lì non ci simo più fermati.
Come costruite gli spettacoli e come lavorate sugli attori, essendo la vosta una compagnia "anomala"?
I nostri spettacoli includono diverse espressioni artistiche che vanno dalla danza, alla recitazione, fino al canto, tutte armonizzate dalla sapiente regia di Monica Felloni che è ben attenta alla specificità di ciascun membro della compagnia. Gli artisti sono il vestito intorno a cui è cucito lo spettacolo. Bisognerebbe vedere sul uno dei nostri attori affetto da tetraparesi spastica con assenza di linguaggio. Semplicemtne meraviglioso. Parla con gli occhi.
Le vostre piece sono di forte impatto, per dei versi schioccanti. Cosa vi rimanda il pubblico a fine spettacolo?
Gli spettatori stentano a lasciare il teatro. Dopo lo spettacolo vogliono parlare sempre con gli attori e noi sentiamo che la platea è un tutt'uno con chi sta sul palco. Avvertiamo una partecipazione emotiva straordinaria, ed ovviamente questo ci fa felici.
E invece quali i ritorni dagli attori che per una parte sono persone con disabilità?
La contentezza di fare ciò che a loro piace, di sentirsi al centro della scena, soprattutto quella di sentirsi amati e apprezzati per ciò che sanno fare. Lo scambio tra attori disabili e normodotati è totalmente alla pari, si dà e si prende gli uni dagli altri equamente.
Negli ultimi due mesi siete stati in scena con "Invasioni" e "Ciatu" che hanno entrambi registrato consenso di pubblico e critica. Ci racconta brevemente queste due produzioni?
Le due produzioni nascono dall'idea di portare avanti il discorso iniziato al Teatro Antico di Taormina con uno spettacolo dal titolo "Magnificat" con il quale abbiamo festeggiato i 25 anni di attività. Fu una scommessa, sostenuta economicamente tutta da noi, che portò risultati inattesi. Dopo quell'esperienza ci siamo ripromessi di continuare a "scovare" il pubblico e portarlo a vedere i nostri lavori, sicuramente poco usuali. Ed ecco che nasce "Ciatu" il cui nucleo narrativo è la vita e il pensiero di Giordano Bruno. "Invasioni" invece nasce da una mostra del grande fotografo italo-giordano Mustafa Sabbagh che Monica ed io vedemmo qualche tempo fa a Palerno. Ci colpì della sua arte la passione verso l'uomo e sentimmo che la sua poetica era molto vicina alla nostra. Lo contattammo e lui ci rispose. Non solo, ha partecipato allo spettacolo e ha girato un video sulla nostra compagnia.
Quali sono i sogni di Neon Teatro ancora da realizzare?
Vorremmo che questi due spettacoli continuini a girare, sopattutto fuori dai confini nazionali. Questo anche per mostrare le cose belle che si fanno qui.