
Dietro le quinte di un teatro, c’è una bambina che non smette di sognare. Si chiama Chiara Bonome; ha gli occhi che brillano e una passione nel cuore destinata a non spegnersi mai. Grintosa, determinata, talentuosa, Chiara non ha mai avuto dubbi: il teatro è il suo grande amore. È lì, in quel luogo magico “dove tutto è finto, ma niente c’è di falso” che vuole vivere emozionandosi.
Attrice, regista, autrice, co-fondatrice della Compagnia Trame, Chiara ha alle spalle una carriera straordinaria, degna di chi non ha mai smesso di guardare le stelle. Ha lavorato come attrice con Stefano Messina, Tiziana Sensi, Roberto Della Casa, Simone Ruggiero e firmato regie che non sono passate inosservate: nel 2015 il suo Delitto e Castigo si è aggiudicato il secondo posto al premio “Attilio Corsini”. Cinque anni dopo, a classificarsi secondo al concorso di scrittura teatrale Prove generali di solitudine è La Guerra Umida, testo scritto insieme a Mattia Marcucci.
In piazza Santa Maria Liberatrice, nel cuore di Testaccio, c’è un teatro che Chiara conosce molto bene: è il Vittoria; il teatro dei “giovani”, sotto la direzione artistica di Viviana Toniolo. Al Vittoria ha presentato “L’Opera del Fantasma”, “L’Impresario delle Smirne”, “Le sfacciate meretrici”, quest’ultimo in scena fino al 13 marzo 2021 in streaming su Mymovies.it: su quel palco Chiara non smette di lasciare il segno e di trasmettere quella felicità di cui tutti hanno bisogno.
Come hai capito che volevi fare questo mestiere?
Sono cresciuta nel dietro le quinte: osservavo gli attori durante le prove e poi li vedevo in scena, per quasi tutte le repliche. Agli occhi di una bambina, quella trasformazione era un miracolo. La spiritualità laica del teatro e tutte le sue luci, i costumi, il trucco, il vociare del pubblico da dietro il sipario mi hanno trascinata con loro.

Cosa significa per te essere un’attrice?
Il teatro è una vocazione, in ogni suo ruolo, artistico o tecnico. L'attore ha la fortuna e l'onere di dover acquisire la padronanza di uno speciale mezzo espressivo per comunicare con il pubblico: questa è la sua funzione, un sincero e viscerale atto d'amore. Le attrici, inoltre, hanno il dovere di provare ogni giorno a riscattarsi dagli stereotipi di fascino e bellezza, convincendo con la loro bravura.
Fino al 13 marzo 2021 in streaming “Le sfacciate meretrici - Donne del Risorgimento italiano”. Come nasce questo spettacolo?
Viviana Toniolo, direttrice artistica del Teatro Vittoria di Roma, ha voluto dare vita a degli eventi in streaming che avessero il fil rouge della stagione 2020/2021, sospesa a causa della pandemia: un omaggio alla città di Roma e ai suoi cittadini. Abbiamo iniziato con “Li Romani in Russia” di Elia Marcelli, con Stefano Messina, Carlo Lizzani e Marcello Teodonio, e dall'8 al 13 marzo, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, continuiamo con le donne del Risorgimento italiano, che ha visto in Roma e nella Repubblica Romana un passaggio fondamentale della sua storia.
In che modo omaggi le donne?
Ho voluto rendere omaggio ad alcune delle moltissime donne che hanno, forse, iniziato, ma sicuramente contribuito al percorso dell'emancipazione femminile oltre che alla storia d'Italia. Le loro vite incredibili sono state interamente votate a un'ideale di libertà e all'amore per la patria. Erano giovanissime, hanno combattuto anche per il futuro delle donne e degli uomini di oggi, e le loro storie si conoscono poco.

E in che modo celebri il teatro?
Il teatro è un luogo di culto, quando vive si celebra da sé. In questo caso in una dimensione un po' diversa, con il pubblico a casa, ma la sua energia si percepisce anche attraverso lo schermo. Il teatro nasce per raccontare la vita in ogni sua accezione e sfumatura e vive nel momento in cui l'attore interpreta le parole di un autore, nel disegno di un regista, nella scenografia di uno scenografo, i costumi di un costumista, i nodi a mantegno del macchinista e il lavoro di tutte le – tante – figure professionali che lo compongono, a cui dedichiamo questo reading, che debutterà in streaming esattamente a un anno di distanza dalla chiusura dei teatri, l'8 marzo.
Qual è la sensazione che ti ha accompagnata durante tutta la stesura del testo?
E’ stata senza dubbio la preoccupazione! Quando si affronta una tematica storica e non il racconto di storie di fantasia, si incorre nel rischio di commettere errori e inesattezze. Volevo essere il più fedele possibile alla Storia e alle vite che raccontiamo: ho dovuto compiere una ricostruzione storica, studiando molti libri diversi prima di iniziare a scrivere. Poi, sicuramente, sono tutt'ora emozionata di dare voce a queste donne dimenticate dalla memoria.
Quali storie racconti?
Ho dovuto compiere una scelta, per un reading di 50 minuti, altrimenti ci sarebbero voluti interi giorni di streaming! Raccontiamo la storia della bella Gigogin, che ha ispirato la canzone che è ancora oggi l'inno dei Bersaglieri e che, nonostante le apparenze frivole, cela in realtà un significato profondo e politico; la storia di Cristina Trivulzio di Belgioioso, una donna di una forza e intelligenza fuori dal comune; di Anita Garibaldi, forse la più conosciuta poiché compagna di Giuseppe, ma che dovrebbe essere ricordata a prescindere; infine, di Giuditta Tavani Arquati, uccisa dagli zuavi insieme a marito e figlio e di Colomba Antonietti Porzi, unica donna ad avere un busto al Gianicolo assieme agli altri uomini patrioti, che morì a ventitré anni, vestita da soldato, sotto alle bombe dei francesi durante la Repubblica Romana. Avrei voluto raccontarle tutte, ma sono davvero moltissime.

Da autrice come definisci questo spettacolo?
La prima volta che mi sono appassionata alle donne del Risorgimento avevo diciannove anni, quando studiai la vita di Colomba Antonietti, che mi commosse moltissimo, al punto che scrissi di getto un racconto di dieci pagine sulla sua storia. Da autrice, oggi, mi sono trovata a usare alcune frasi di quel racconto e non nego che farlo mi abbia emozionata molto. Posso definire questo, come ogni testo e sceneggiatura che si scriva, un reading che nasce da un bisogno, da un'urgenza comunicativa su un argomento molto importante ma, ingiustamente, poco conosciuto.
C’è una donna alla quale non hai mai smesso di ispirarti?
Le donne del Risorgimento sono sicuramente degli esempi a cui ispirarsi: hanno combattuto per un ideale, rifiutato le condizioni loro imposte dalla tradizione e dalla società, senza per questo rinunciare a essere mogli, madri e sorelle. Il loro coraggio è stato incredibile. Figure a cui ispirarsi, di donne ma anche di uomini, sia nella Storia universale che in quella del quotidiano, non mancano. Ho sempre cercato di circondarmi di persone che mi ispirassero ogni giorno. Se devo, però, parlare di un modello personale, non posso che rispondere, forse banalmente, ma sinceramente, mia madre.
Quali sono i pro e i contro degli spettacoli teatrali in streaming?
Lo streaming teatrale deve e sottolineo deve, essere un'integrazione dello spettacolo dal vivo: ben utilizzato, seppure linguaggio nuovo e inesplorato, può riservare enormi sorprese e arrivare a un pubblico disabituato o poco educato al teatro, con la speranza di coinvolgerlo e portarlo, speriamo presto – quando le condizioni consentiranno la riapertura dei teatri – in sala. Lo streaming non può e non deve – e sottolineo non deve – sostituirsi all'esperienza teatrale dal vivo.