Roma Fringe Festival 2015: 'Barrique' o sull'essere donna
Un testo portato in scena con sorprendente soavità, con una leggerezza del corpo, dell'interpretazione, dell'intenzione e della persona.
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EX-REDATTORE
Di origini siciliane, ma nato e cresciuto a Roma, Alessandro Paesano arriva alla critica teatrale (su Cinema d'Essai), e cinematografica (su Film) negli anni 90 mentre si Laurea in storia e critica del cinema (con Aristarco) con una tesi sul cinema e il teatro di Franco Brusati.
Dal 1993 insegna "lettura critica degli audiovisivi" nella scuola secondaria.
Femminista e contrario al sessismo della lingua, milita in Anddos-Gaynet Roma, un'associazione che monitora il linguaggio omofobico della stampa e della rete.
Vorrebbe diventare un critico di peso, per ora si accontenta di essere sovrappeso.
Scrive su Teatro.it dal 2008.
Un testo portato in scena con sorprendente soavità, con una leggerezza del corpo, dell'interpretazione, dell'intenzione e della persona.
Uno spettacolo notevole, con un interprete che sa tenere banco con la sua sola presenza umana.
Un racconto sui rapporti amorosi tra uomo e donna che insiste su certe nevrosi femminili facendo del personaggio maschile una vittima del "femminino" tradendo un maschilismo sotterraneo.
Uno spettacolo originale, elegante, magnificamente concepito ed eseguito, che costituisce per chi ha la fortuna di assistervi, un'esperienza visivo uditiva di rara intensità comunicando direttamente con l'inconscio individuale degli spettatori e delle spettatrici.
Una storia d'amore costruita tutta entro i margini asfittici e insostenibili dei classici ruoli di genere, il maschio fedifrago per natura, la femmina petulante e paranoica
Un testo ben concepito ma non drammaturgicamente sviluppato come le sue potenzialità avrebbero permesso.
Una piéce che lascia il pubblico con l'impressione di avere assistito a un insieme privo di una vera uniformità.
Un esercizio di stile dove violenza e sesso non acquistano nessun significato svuotando i personaggi del dramma di Sarah Kane da cui è tratto di ogni spessore e portato simbolico.
Una narrazione a enigma che indulge troppo su se stessa rimanendo irrisolta.
La lettura di Boccaccio non diventa mai occasione di ragionare sui ruoli dell'uomo e della donna nella società boccaccesca o in quella contemporanea, rimanendo un mero esercizio didascalico.
Claudia Crisafio interpreta la settantacinquenne Pasqualina con una sensibilità e una bravura esemplari riuscendo da sola a sostenere un testo al quale manca forse un vero punto di vista storico.